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Alexandre Dumas
Vingt ans après. Suite des Trois Mousquetaires
Il secondo romanzo della Trilogia dei moschettieri fu scritto in pochissimi mesi, sull’onda del clamoroso successo editoriale di Les Trois mousquetaires (1844): le avventure di D’Artagnan, Aramis, Athos e Porthos divennero subito un classico, e nel corso del tempo hanno travalicato la sfera letteraria per entrare nell’immaginario collettivo europeo.
Sfruttando l’uscita del feuilleton sul periodico «Le Siècle», l’edizione originale di Baudry fu affiancata, e in qualche caso di poco preceduta, da una fitta selva di edizioni pirata stampate in Belgio e recanti data Bruxelles 1845; basti ricordare Meline-Cans et Cie, Alph. Lebègue et Sacré Fils, la Société Belge de Librairie, etc.
Tali editori procedevano a impaginare il testo traendolo direttamente dal giornale, puntata dopo puntata, e a conclusione della serie avevano buon gioco nel pubblicare le loro edizioni — sempre in più volumi ma di formato assai modesto — in anticipo sul Baudry, che attendeva invece la revisione del testo da parte del suo autore. Dumas, infatti, apportò significative correzioni, tagli e aggiunte al testo nel passaggio dal feuilleton all’edizione originale, così che il testo tramandato ha poco a che vedere con quello riprodotto in fretta e furia nei volumetti brussellesi.
Per di più queste edizioni pirata, pochissimo note fino al pionieristico lavoro di Douglas Munro (1981), appaiono oggi, alle soglie del secondo millennio, decisamente meno rare delle originali parigine — sicuramente nel caso specifico dei Vingt ans après.
Rarità e provenienza
Vingt ans è notoriamente più raro dei Trois mousquetaires: lo notava già nel 1924 il libraio e bibliografo Louis Carteret, descrivendo assai sommariamente l’edizione e chiosando con un laconico «Cet ouvrage est très rare».
E se è vero che alcune di queste valutazioni di rarità, tramandate negli storici repertori bibliografici, fanno oggi sorridere (dal momento che titoli un tempo rari divengono da un anno all’altro più comuni, e viceversa), nel caso dei Vingt ans è semmai vero tutto un discorso opposto: l’apprezzamento per il celebre autore francese, e in particolare per i suoi capolavori — la Trilogia dei moschettieri e Il Conte di Montecristo — è cresciuto moltissimo nella seconda metà del secolo scorso, sicché un bibligrafo attento come Carteret non si sarebbe accontentato, oggi, di rubricare i Vingt ans o Le Compte in poche righe, le stesse riservate alle molte altre opere ‘minori’ del prolifico scrittore.
Una scrupolosa ricerca nei principali repertori online ha consentito di rintracciare solo due copie dei Vingt ans in sedi istituzionali: una alla Bibliothéque nationale de France e una alla Pierpont Morgan Library di New York. Entrambe rilegate.
Alla stessa stregua, l’edizione risulta rarissima sul mercato: negli ultimi sessant’anni sono registrate solo quattro apparizioni in asta (mai in brossura, e per due volte insieme a Les Trois mousquetaires) e solo due offerte in cataloghi di vendita. Manca a collezioni private molto prestigiose, come ad esempio alla straordinaria biblioteca di Pierre Bergé (1930-2017), venduta all’incanto in più tornate a partire dal 2015: il milionario francese, compagno dello stilista Yves Saint Laurent e bibliofilo vorace e raffinato, si era dovuto accontentare di una delle edizioni brussellesi. In questo quadro, Vingt ans après risulta incomparabilmente più rara di Les Trois mousquetaires, e paragonabile, piuttosto, al Compte de Monte-Christo — la cui unica apparizione in asta, Christie’s Paris 2010, ha finito per scrivere, con la sua aggiudicazione record, un pezzo di storia del mercato antiquario.
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