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Home page > Categorie > libri d’artista > Une semaine de bonté ou les 7 éléments capitaux
  • Max Ernst

  • Une semaine de bonté ou les 7 éléments capitaux

  • Paris, Aux éditions Jeanne Bucher, 1934, 5 voll., in 8° (280 x 225 mm), brossure di diversi colori con unghiatura, stampate in nero al piatto anteriore; cofanetto cartonato per i cinque volumi conservato, pp. [44]; [36]; [50]; [36]; [70].

    Bellissimo e importante libro d’artista, capitolo conclusivo di una trilogia di ‘romanzi a collage’ comprendente La Femme de 100 têtes (1929) e Rêve d’une petite fille qui voulut entrer au Carmel (1930).

    Esemplare 307 di una tiratura complessiva di 816 copie numerate a mano (delle quali sedici di testa variamente contrassegnate su carta diversa).

    «suite de 188 gravures reproduites en phototypie»

    Il dépliant allegato, su carta che potrebbe essere la velin d’Arches usata per la serie di testa, contiene un frontespizio, un sommario dell’opera — presentata tecnicamente come «suite de 188 gravures reproduites en phototypie» — la prima tavola della sezione Vendredi (la stessa che abbellisce su fondo verde l’astuccio), la scheda di sottoscrizione e una pagina che preannuncia l’edizione nelle sue caratteristiche e relativa tiratura:

    L’ouvrage [...] paraîtra pendant l’été 1934 en six cahiers (les deux dernières parties étant réunies en un seul cahier), dont les deux premiers paraîtront en Mars.

    Curiosamente, vengono qui annunciati 6 quaderni, ma ne saranno pubblicati soli 5, di cui l’ultimo comprendente le tre «parti» finali; il primo quaderno apparirà in aprile, e non in marzo, subito seguito dal secondo, mentre terzo e quarto in luglio, quinto e ultimo in dicembre.

    Ernst

    Come nelle intenzioni dell’autore, il primo volume reca una copertina violetta, il secondo verde, il terzo rossa, il quarto blu, il quinto gialla. Secondo Spies, questa suddivisione corrisponderebbe a quella del sonetto Voyelles di Rimbaud, con una simbologia sociopolitica ben precisa per ogni colore; i risvolti cromatici saranno tuttavia rimossi nelle successive ristampe.

    Ernst

    [Ernst’s Une Semaine de bonté] again occupies the territory between livre d’artiste and artist’s book. [...] It was produced through a photo-mechnical process known as clichés traits, an echting procedure with the effect of wood engraving. (Cfr. Bury)

    L’opera contiene fototipie ricavate da collage di litografie (in prevalenza ottocentesche, prese da enciclopedie, romanzi e riviste illustrate del XIX secolo): a una prima immagine realistica Ernst appone una serie di elementi che la rendono grottesca, inquietante e inquieta. 

    Ernst

    Une semaine de bonté appartiene al filone di quello che André Breton aveva già definito «libro-oggetto», sottolineando come non ci fosse ormai alcuna differenza nelle intenzioni artistiche tra le opere di Eluard e di Ernst: la parola scritta, il libro, veicolo di idee ‘concrete’ dall’antichità, viene ora considerato dormiente, e solo quest’arte può risvegliarlo dal suo torpore con le sue pagine incantate, cedendo il passo a un susseguirsi fluido di concetti e immagini, riassorbite nel magma psichico dall’artista/poeta e riproposte senza alcun filtro al fruitore del libro — lettore o ormai spettatore che sia.

    Ernst

    Descrizione fisica e collazione:

    Esemplare completo del rarissimo dépliant editoriale per la sottoscrizione. Opera non comune a trovarsi in buone condizioni e completa del cofanetto cartonato.

    Ernst

    Bibliografia essenziale:

    — S.J. Bury, Breaking the Rules, London 2007, p. 36

     

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