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  • Vittorio Alfieri

  • Lettera autografa firmata, inviata alla madre

  • Lettera autografa firmata, inviata «A [...] Madame [Monica Maillard] la Comtesse Alfieri de Castagnole neé Tournon a Ast

    Siena, 27 giugno 1784.

    Lettera inedita (manca a Bernardi e Milanesi, e anche a Caretti).  Diciannove dense righe di testo con bella firma per esteso.

    Rarissimi gli autografi di Vittorio Alfieri.

    È il maggio 1784 quando lo scrittore, rientrato da Londra, raggiunge Asti e rivede la madre dopo molti anni. Sarà l’ultima volta che i due si vedranno. Il poeta di sposta in Toscana e raggiungere Siena, «patria del suo cuore», dove arriva il 27 giugno. Informa la madre di essere «in perfetta salute e di non aver patito il caldo […]». Non una parola affettuosa e amorevole, ma un testo rigoroso e formale:

    «Carissima Signora madre le rinnovo per iscritto tutte quelle promesse che le ho fatto di bocca, che io le scriverò assai più spesso e la terrò informata […]. Se avesse piacere d’avermi seco o bisogno di me per qualunque ragione a ogni minimo cenno io vengo a trovarla ed ella vede che in sei giorni posso sempre comodamente essere da lei o in nove se fossi in Roma. Non ho il tempo di scrivere […] a Torino, onde la prego di far sapere a mia sorella che sono arrivato felicissimissimo. Le di lei […] savie parole mi resteranno sempre impresse nella mente e nel cuore […] l’amore, il rispetto e la venerazione che nutro per lei precedono ogni espressione. L’imminente partenza della posta mi toglie di più allungarmi in questa mia. […] Intanto baciandole le mani […] la prego di porgere i miei ossequi […] al carissimo Signor Padre […].»

    Alfieri 1

    Nella Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso molte righe sono dedicate alla madre:

    «Era questa di origine Savoiarda, come i barbari di lei cognomi dimostrano, ma i suoi già da’ gran tempo stabiliti in Torino. Il mio padre [...] Antù tanti casate del patriziato astigiano [...] in età di oltre cinquantacinque aé già vedova del marchese di Cacherano, gentiluomo astigiano, la sposò.»

    Nascono Giulia, nel 1749 Vittorio e poi Giuseppe; ma il conte muore all’improvviso quando Vittorio è molto piccolo. La donna si risposa con un parente del defunto marito, Carlo Giacinto Alfieri. Vittorio cresce così con un uomo che ha il suo stesso cognome a cui il poeta non invierà quasi mai per iscritto un saluto o una notizia. Questa è una delle poche lettere note in cui gli trasmette i suoi saluti.

    Alfieri dedica alla madre la tragedia Merope, svolgendo così il tema del dolore materno e rievocando lo strazio della donna di fronte alla morte del suo primo figlio maschio Vittorio Antonio di Cacherano, scomparso nel 1758.

    Monica Marianna Maillard de Tournon (1722-1792), madre di Alfieri, visse con «ogni virtù domestica, amata, rispettata e ammirata dai concittadini», consacrata al sollievo e al servizio dei poveri.  Nonstante il poeta la ricordi come «ottima madre», «amorosissima madre» e «madre stimabilissima», la donna è severa, autoritaria e poco comprensiva. Dopo le terze nozze Vittorio diventa un ribelle — tanto da tentare il suicidio mangiando dell’erba che crede velenosa — sempre in lotta con la madre e il nuovo padre.

    «Alfieri fu poeta perché aveva una tragedia profonda in fondo al cuore»

    Il rapporto tra Alfieri e la madre inizia ad essere indagato con attenzione solo nella prima metà del secolo scorso, quando anche l’Italia accoglie gli studi di Sigmund Freud. Le opere dello scrittore vengono analizzate in chiave psicanalitica rivelando, non solo il «suo umore malinconico», ma anche il vero rapporto tra madre e figlio. Il critico Giacomo Debenedetti non esita a collegare l’immaginario tragico del poeta con il suo vissuto, senza timore di contaminazioni biografiche. In Vocazione di Vittorio Alfieri (Roma 1977 — ma compilato negli anni ’40) scrive: «Alfieri fu poeta perché aveva una tragedia profonda in fondo al cuore». Con penna attenta il critico ricostruisce le fila che hanno legato i traumi infantili di Alfieri alle sue tragedie, a partire dall’«oscuro rapporto con la madre» che ha segnato l’immaginario del figlio con i tratti dell’attaccamento edipico e dell’angoscia dell’abbandono.

     

    Descrizione fisica e collazione

    230 x 190 mm un bifolio, scritta una pagina; carta con filigrana; manoscritto a inchiostro nero. Al verso della seconda carta il nome del destinatario. Sulla seconda carta traccia di ceralacca e una mancanza, senza perdita di testo, dovuta all’apertura della lettera. Ottime condizioni di conservazione.

     

    Bibliografia essenziale

    —Jacopo Bernardi e Carlo Milanesi, Lettere inedite di Vittorio Alfieri alla madre, a Mario Bianchi e a Teresa Mocenni (Firenze: Le Monnier, 1864)
    —Vita di Vittorio Alfieri scritta da esso (a c. di Luigi Fasso, Asti: Casa d’Alfieri, «Edizione nazionale delle opere di Alfieri» 1, 1951).
    —Lanfranco Caretti, Epistolario, I: 1767-1788 (ivi, «Edizione nazionale delle opere di Alfieri» 14, 1963)
    —Giacomo Debenedetti, Vocazione di Vittorio Alfieri (Roma: Editori Riuniti, 1977)
    —Fondazione Centro Studi Alfieirani <www.fondazionealfieri.it>

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