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Alessandro Manzoni
I Promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta
Edizione originale nella prima tiratura: Milano, presso Vincenzo Ferrario, 1825-1826
I volumi della «Ventisettana»
«Ventisettana» è il termine con cui si indica l’edizione dei Promessi sposi uscita nel 1827. Naturalmente. E però, il frontespizio del primo volume reca la data 1825, come quello del secondo. Sul terzo, invece, si legge 1826.
Cosa accadde, dunque, negli anni che separarono l’inizio dei lavori dalla pubblicazione dell’opera?
Manzoni terminò la stesura del romanzo nel 1823, a settembre, e intraprese subito un’assidua revisione del testo. Già nel giugno del 1824, l’editore Ferrario poté consegnare al vaglio della censura il primo volume, che venne così stampato nell’ottobre dello stesso anno. Al frontespizio, però, si impresse «1825», con l’idea e la speranza di riuscire a terminare la stampa del resto dell’opera entro quella data.
I lavori procedettero spediti per il secondo volume, che infatti vide la luce nel 1825, in accordo con quanto indicato sul frontespizio. La lavorazione del terzo volume, invece, richiese più tempo: i torchi si mossero nel 1826, sul frontespizio si impresse la data di quell’anno, ma la tempistica non venne rispettata, e la pubblicazione definitiva avvenne solo nel giugno del 1827.
I tre volumi, stampati in una tiratura di mille copie, furono infine messi sul mercato.
Le copie furono impresse su carta vergata e su carta velina; gli esemplari stampati sulla prima furono messi in vendita a 12 lire italiane, e presentavano una copertina di colore giallo avana; quelli in velina, più pregiati, costavano 20 lire; si impresse infine una tiratura limitata in velina grande, con le copertine azzurre e senza l’indicazione di prezzo.
La filigrana era comune a entrambe le scorte (con alcune eccezioni), un’aquila che sovrasta le lettere «GFA» (acronimo di Giovanni di Faustino Andreoli, il fondatore della famiglia di celebri cartai di Toscolano, nel bresciano) collocata parallelamente al lato lungo, in un angolo del foglio.
Alcune varianti...
Come noto, Manzoni seguì da vicino la stampa dell’opera, correggendo refusi e sviste mentre i torchi erano ancora in movimento; ne sono testimonianza tangibile le varianti di stato, per la verità poche, oggi riconoscibili grazie al completo e pregevole lavoro di collazione svolto da Harris e Sartorelli.
Se il primo volume non presenta nessuna modifica delle forme durante la stampa, e il secondo si segnala solo per due minimi guasti fisici (p. 22, r. 28, spaziatura incongrua nelle lettere della parola “rispetto”, in particolare prima della ‘o’; p. 183, caduta della terza cifra – sono rari gli esemplari senza alterazione, a dispetto di quanto indicato in alcuni cataloghi di antiquari), è il terzo a fornire i casi più interessanti.
Vediamo dunque nel dettaglio gli errori e le lezioni che consentono di individuare i fascicoli appartenenti alle fasi iniziali di stampa, corretti nelle successive tirature.
- p. 298, r. 13: a inizio del rigo, virgoletta chiusa, invece che aperta, a indicare il discorso diretto.
- p. 412, r. 1: a fine rigo, caduta della “l” in «al-|tro»
- p. 378, r. 13: caduta della preposizione ‘di’ nella frase «in più d’un luogo di questa storia»; l’errore è segnalato anche nell’errata, che ne indica la presenza «in alcuni esemplari».
- p. 330, r. 14: alcuni esemplari recano la lezione «gioia carnale», altri «gioia mondana».È quest’ultimo caso forse il più interessante, l’unico a configurarsi propriamente come una variante d’autore (gli altri potevano facilmente essere emendati anche dall’editore). Se però, nei casi erronei, abbiamo la certezza di quale sia la lezione seriore, naturalmente quella corretta, ci troviamo qui in presenza di due varianti perfettamente adiafore, per le quali risulta estremamente difficile affermare quale sia la più antica. E tuttavia, Harris e Sartorelli, sulla base di alcuni elementi materiali, ipotizzano che il primo stato recasse la lezione «carnale», poi sostituito in corso di stampa con «mondana»; tra gli esemplari censiti dai due studiosi, quelli che recano la seconda lezione sarebbero meno numerosi.
Gli argomenti di interesse filologico e di storia dell’edizione che offre la Ventisettana non si esauriscono certo qui: basti pensare al capitolo costituito dalle correzioni introdotte mediante nuovo atto di composizione, assai numerose, che ci consegnano un’immagine del Manzoni intento a rivedere il proprio testo fino alle ultime fasi prima della messa in vendita dell’opera.
Noi, però, possiamo fermarci: gli elementi essenziali che interessano il bibliofilo manzoniano, le correzioni cioè introdotte in corso di stampa, ci sono tutti, e consentono un primo orientamento nelle differenti tirature della celebre editio princeps dei Promessi sposi.
Descrizione fisica e collazione
Tre volumi in 8°, pp. [4] 352; [4] 368; [4] 416 [2] con errata.
Nelle immagini: esemplare fresco e marginoso, in tradizionale legatura italiana primottocentesca.Bibliografia essenziale
—Harris e Sartorelli, La Ventisettana dei Promessi sposi: collazione e cancellantia (Annali manzoniani n.s. I-2016)
—Parenti, Bibliografia manzoniana, p. 35
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