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  • Giuseppe Garibaldi

  • Cantoni

  • S. ind. [1870–1874 ca.]

    Romanzo manoscritto autografo. Inedito.

    Manoscritto definitivo della seconda edizione di Cantoni il volontario, progettata e scritta da Garibaldi, ma mai pubblicata. A oggi inedito e sconosciuto agli studiosi. In eccezionali condizioni di conservazione.

    Nel 1990, pubblicando uno sparuto gruppo di lettere conservate nell’archivo Marcora (Civiche Raccolte storiche del Comune di Milano), Danilo Massagrande scriveva:

    «Garibaldi, che progettava un nuovo Cantoni corretto e accresciuto, pensò a un accordo con un altro editore milanese, il Sonzogno: la cosa non ebbe tuttavia seguito, ed il romanzo non risulta più stato ristampato, almeno in Italia, vivente l’autore.» (Una disavventura editoriale di Garibaldi, p. 162)

    Garibaldi

    L’avvocato milanese Giuseppe Marcora (1841-1927, uno dei Mille, poi uomo politico della sinistra storica) aveva tutelato il generale nei rapporti, non trasparentissimi, con l’editore di Cantoni il volontario (1870), Enrico Politti; e in una lettera del 16 dicembre 1874 Garibaldi così gli scriveva — dando notizia ai posteri dell’inedito progetto:

    «Grazie per quanto avete fatto a mio favore col Politti. Circa alla futura transazione col Zonzogno per il nuovo Cantoni corretto ed accresciuto ne incarico mio figlio Menotti qui presente che si metterà in relazione con voi.» (ivi, p. 165, doc. n. VII)

    Il presente manoscritto rappresenta dunque la redazione definitiva della seconda edizione «corretta ed accresciuta» del romanzo di Garibaldi Cantoni il volontario (o più semplicemente: Cantoni), che il generale — evidentemente insoddisfatto della prima — desiderava si pubblicasse.»

    Così si apre il manoscritto:

    «Cantoni

    Accingendomi a tradurre il mio Cantoni dal Francese di Martello — io mi propongo di correggerlo e d’accrescerlo — Se vi riuscirò ne giudicherà chi mi legge —

    Le seguenti lettere: una di Quinet a cui tutti gl’Italiani devono affetto e gratitudine — e l’altra mia che trovo [?] intestando l’opera — io le trasmetto quali sono — Esse sono brevi, e daranno perciò poco incomodo [...]»

    Subito a seguire, la lettera di Edgar Quinet in lingua originale, tale e quale quella stampata nella prima edizione francese di Cantoni il volontario, uscita a Ginevra presso Carey Frères éditeurs nel 1870 per la traduzione dell’ingegner Tullio Martello (un altro dei Mille, poi economista internazionalista e attivista della Lega per la pace e per la libertà).  Segue ancora la lettera di Garibaldi a Martello con cui il generale ringrazia per la traduzione (nell’edizione ginevrina presente l’originale in facsimile di autografo seguito dalla traduzione francese), quindi, da p. 4, la Prefazione e il romanzo.

    Garibaldi scrive: «accingendomi a tradurre il mio Cantoni dal francese di Martello».  E proprio di questo si tratta: l’autore riparte dalla traduzione francese, evidentemente considerata migliorativa in termini di linguaggio e stile, ma per «correggerlo e accrescerlo».

    Garibaldi

    Siamo dunque in presenza di una redazione autografa in pulito in italiano, profondamente diversa dalla prima edizione italiana (Milano: Enrico Politti Editore, 1870) perché in effetti esemplata sulla versione francese di Martello, ma pure divergente da quest’ultima in più punti.  Si consideri questo saggio dalla Prefazione:

    Come si osserva, Garibaldi si basa certamente sul francese di Martello, che in diversi punti ristruttura il farraginoso dettato italiano compiendo una vera e propria operazione di editing. Ma diverse sono le sorprese, a cominciare dalla prima riga: 

    - Non potendo operare altrimenti, ho creduto ricorrere all’opera della penna
    - Ne puvant faire autre chose, j’hai jugé bon de recouir à la plume
    - Non potendo far meglio ho pensato dedicarmi alla penna

    Proseguendo con: l’eliminazione del riferimento al dovere sacro in chiusura dell’ultimo punto; la riscrittura del terzo punto (da ritrarre un’onesto lucro dal mio lavoro / procurer par mon travail un honnête salaire a procurarmi un’onesta, indipendente esistenza); l’espunzione del passo sul genere del romanzo storico — effettivamente frainteso nella traduzione francese.

    Un lavoro migliorativo piuttosto efficace, a giudicare dal brevissimo esame, sulla falsariga della riscrittura francese che, oltre a sbrogliare alcuni grovigli della stesura originale italiana, appiana la prosa su un tono di media letterarietà — tono che le sostanziali modifiche nel manoscritto sembrano in parte ravvivare.

    È divertente notare, per inciso, come il terzo punto della prefazione fosse già stato oggetto di editing nella prima edizione:

    «[...] nel procedere alla stampa [della prima edizione di Cantoni il volontario], l’editore [Politti] rispettò sostanzialmente il testo: solo provvide a qualche aggiustamento ortografico e sintattico, ed al riordino della punteggiatura; unica modifica di qualche rilievo, il punto terzo dei motivi per i quali il Generale  afferma d’avere ritenuto opportuno ricorrere all’opera della penna, che nel volume recita Infine per ritrarre un onesto lucro dal mio lavoro e nell’autografo, più crudamente, Infine per fare dei soldi.»
    (Massagrande, Una disavventura editoriale di Garibaldi, p. 167 nota 2)

    Da «Infine per fare dei soldi» a «Infine per procurarmi un’onesta, indipendente esistenza» — dal manoscritto del primo Cantoni (conservato nell’archivio Curatolo sempre nelle Civiche Raccolte milanesi) a questo inedito manoscritto del secondo Cantoni corretto ed aumentato — sta tutto il travaglio del generale che anelava, con scarsi mezzi, a perfezionarsi quale scrittore.

    Garibaldi 7

    Numerose sono quindi le modifiche e le aggiunte nel corso del romanzo, sia rispetto alla princeps che alla traduzione Martello, così come emergono da una prima, necessariamente limitata, ricognizione. Ad altre sedi il compito di approfondire tutte le sfaccettature di questa notevole riemersione.

     

    Provenienza

    Collezione Giovanni Maria Staffieri, Lugano. 

     

    Descrizione fisica e collazione

    270 x 215 mm; 106 bifoli sciolti per pp. 422 scritte, numerate a mano nell’angolo destro in testa a ogni pagina. — Il manoscritto era originariamente conservato, per iniziativa del suo autore, a gruppi di circa cinquanta pagine, i bifoli ripiegati insieme lungo la linea verticale e inseriti in apposite fascette con didascalia manoscritta autografa:

     

    Cantoni | Edizione corretta ed accresciuta | 1a  cinquantina

    Cantoni | corretto ed aumentato | 2a  cinquantina

          ”       |             ”             | 3a  cinquantina

     

    E via discorrendo, con Cantoni corretto ed aumentato e a seguire il numero della cinquantina, sino alla nona e ultima.  I segmenti di pagine così ottenuti sono: 1-52;  53-100;  101-152;  153-200;  201-252; 253-300;  301-352;  353-400;  401-422.  La suddisvisione non sembrerebbe aver avuto altro scopo che quello dell’archiviazione e trasporto.  Le fascette sono tutte conservate e integre.

    Manoscritto a inchiostro nero. Stesura in pulito, senza cancellature e in bella grafia, perfettamente comprensibile.

    In ottime condizioni di conservazione (appena accennata la piegatura verticale, qualche carta uniformemente e leggermente brunita, ma straordinariamente integro, fresco e intatto).

     

    Bibliografia essenziale

    —Mino Milani, Giuseppe Garibaldi: biografia critica, Milano, Mursia, 1982 — con  una esauriente bibliografia delle pubblicazioni di Garibaldi
    —Danilo L. Massagrande, Una disavventura editoriale di Garibaldi. Lettere di Giuseppe Garibaldi nell’Archivio Marcora delle Raccolte Storiche del Comune di Milano, in “Il Risorgimento” 47,1, febbraio 1990, pp. 161-168)
    —Angelo Cardillo, Garibaldi romanziere (in “Misure critiche” 1,2, 2011, pp. 93-122 — doi 10.14273/unisa-253)

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