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  • 12 Agosto 2015
  • Tre opere rare e curiose tra Stati Uniti, Italia e Francia (1770-1875)

  • Si propongono oggi tre opere totalmente diverse fra loro, con il solo punto in comune di un uso raffinato del verso e di una veste tipografica capace di attrarre il bibliofilo.

    Il primo volume si presenta con una ben confezionata legatura editoriale in tela verde chiaro; muti i piatti; al dorso, in oro, autrice, titolo e fregi editoriali. Come si apprende da un invio scritto sulla prima carta bianca il nostro esemplare era il regalo di capodanno, del tempo, per Ellen Hutchinson (nata nel 1853), cui si deve la voluminosa raccolta di letteratura uscita in undici volumi fra il 1888 e il 1890.

    Marr

    Fannie (Frances) H.(arrison) Marr, Heart-Life in Song. Baltimore, Turbull Brothers, 1874. In sedicesimo, due carte bianche, 165(3) pagine, caratteri a stampa di ottima fattura, tipicamente inglesi. Dopo questa prima piuttosto edizione originale (consultabile presso la Library of Congress) ne uscì una seconda a Richmond, nel 1883.
    L’autrice (nata nel 1835) pubblicò anche (a Philadelphia, nel 1881) Virginia and other poems. L’autrice, pur se da collocare fra i minori, merita attenta lettura, quale esempio per nulla disprezzabile di letteratura femminile colta americana. Troviamo scorci di paesaggi romantici (Summer Evening: …the deepened shades and shadows fall) o l’ode ai libri (To my books: Comrades long trie! Friends of my lonely heart) o ancora l’India esotica (Koshagautami, a hindoo legend).
    Un viaggio in America, nell’ultimo quarto del XIX secolo, davvero delizioso.

    Marr2

    *   *    *

    Nello stesso periodo usciva dai torchi milanesi dello stampatore lombardo Giuseppe Civelli  una raccolta in veste solo apparentemente dimessa, in realtà assai ben curata.

    Uberti

    Giulio Uberti, Polimetro. Avvenimenti italiani dal 1859 al 1874. Milano, aprile 1875, stab. G. Civelli Brossura originale a stampa, con titolo al piatto in riquadro fregiato e al recto una piccola incisione allegorica (musa che suona la lira). In sedicesimo, pagine 128, esemplare non rifilato, con pieni margini.
    Nato a Brescia nel 1806 Giulio Uberti (un mazziniano radicale) partecipò combattendo all’insurrezione delle Cinque Giornate e nel 1859 era pronto ad uccidere Napoleone III (fu convinto a desistere da alcuni amici, all’ultimo; in Cassandra, pagina 9, leggiamo: con quella jena/a pancia piena/che lambe i figli/sotto gli artigli). I suoi versi sono ben congegnati, una forma poetica in cui prevale l’impegno politico, senza però rinunziare alla costruzione classica, alle regole della metrica. Hanno ben esaminato i versi di Giulio Uberti sia il Bulferetti sia il Carducci, con parole d’elogio; rime che si prestano bene alla musica, perfino all’opera lirica. L’esistenza del poeta terminò a Milano, nella casa di Via Conservatorio 22, con una revolverata, con un suicidio clamoroso.
    Volle evitare alla sua giovanissima innamorata, la studentessa londinese Alice Lohr, lo scandalo di una relazione che la società del tempo non avrebbe accettato; questa sua ultima raccolta (ne esiste una seconda edizione oltre al print on demand Nabu Press) precede di poco la tragedia.  Si veda il drammatico epilogo anche in Gian Pietro Lucini, L’ora topica di Carlo Dossi, Varese, 1911.

    *   *   *

    La terza opera in versi che segnaliamo all’attenzione dei nostri lettori risale al secolo dei lumi e si tratta di un’edizione originale assai curiosa, piuttosto rara. L’autore (il cui nome non è tuttavia indicato, l’edizione uscì anonima) era un pittore ed incisore di fama (specie per l’acquaforte), Gabriel Jacques de Saint-Aubin (1724-1780). L’esemplare è arricchito da un ex libris (1914) del collezionista Alfred Muranyi Roho, stampato da Hartmann utilizzando una stampa di Stefano Della Bella (ovviamente di proprietà). Ed è una copia completa, con l’illustrazione a piena pagina fuori testo: Henri De Seve (1742-1788, illustratore utilizzato dal Buffon nei volumi di Histoire Naturelle) la disegnò, Francois Denis Nee (1732-1817) curò la realizzazione (il Nee deve la notorietà alle tavole per Le Metamorfosi di Ovidio). Ecco la descrizione:
    Le désaveu de la nature, Nouvelles lettres en vers. A Londres, et se trouve à Paris chez Fetil, 1770. Graziosa legatura in cartoncino rigido muto, con piatti di carta colorata e tassello (tela, caratteri oro) al dorso. Occhietto, fronte, 64 pagine, in ottavo. Oltre all’illustrazione fuori testo e a fregi tipografici vi sono (pagina 13 e pagina 49) due incisioni a mezza pagina che precedono i versi (una del De Seve; l’altra, non firmata, probabilmente dello stesso Saint-Aubin).

     Desaveu

    Il testo apre con una lettre a tale Madame de S.M*** sul tema dell’inoculazione, cui fa seguito una epitre diretta a un medico celebre. Le due parti di questa desaveu (più una confutazione che una sconfessione) della natura sono separate da un’altra lettera, di notevole interesse, dedicata a Francois-Thomas de Baculard d’Arnaud (1718-1805).
    Baculard, di recente oggetto di numerosi studi critici e di attente rivalutazioni, fu corrispondente privilegiato di Federico II ed amico (ma prima di una violenta rottura) del Voltaire; a lui si deve la fondazione di un genere letterario a tinte fosche, che influenzò profondamente il successivo melodramma romantico. In questa lettre del 1770 d’Aubin evoca il dramma oggi più noto di Baculard, Le Comte de Comminges, che (pur pubblicato a stampa nel 1764) fu messo poi in scena solo nel 1790.

     

      

       

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