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- 09 Giugno 2020
Catalogo 51
Nel nostro nuovo catalogo, numero 51 della serie numerata, presentiamo 110 lotti con ampie descrizioni e immagini a colori. Il catalogo può essere scaricato in PDF qui o cliccando sull’immagine di copertina. Copie del catalogo a stampa saranno disponibili a partire dal 15 giugno, al costo di 10 euro per rimborso di spese postali (gratuito il ritiro in libreria o in caso di acquisto di almeno un lotto).
Diversi i percorsi trasversali nel catalogo 51: di seguito ne proponiamo alcuni.
Il futurismo
L’argomento dei manifesti futuristi è approfondito direttamente tramite l’analisi delle prime antologie italiane di manifesti e scritti programmatici del movimento: I manifesti del futurismo pubblicati nel gennaio 1914 sotto le insegne della rivista «Lacerba» (lotto n. 1); Guerra sola igiene del mondo, pubblicato l’anno successivo (n. 85). Come spesso nei casi di antologizzazione, il rapporto tra le edizioni originali e le versioni antologizzare non è mai lineare: diverse modifiche anche sostanziali intervengono nell’atto di riunione dei testi in volume, andando a frapporre un primo strato tra i documenti all’epoca della loro produzione originaria e ciò che dei documenti arriva ai giorni nostri — strato che spesso non è stato adeguatamente interpretato dagli storici del futurismo.
Da Guerra sola igiene del mondo al manifesto quasi omonimo, Per la guerra, sola igiene del mondo pubblicato nell’ottobre del 1911 (lotto n. 84), il passo è solo apparentemente breve: in realtà, a parte il titolo, tra le due opere non vi è alcuna parentela. Per la guerra, sola igiene del mondo è un reperto fondamentale per la storia dei manifesti futuristi: è il primo documento ufficiale futurista su cui compare il nuovo indirizzo della ‘casa rossa’ di corso Venezia 61, e il primo a recare le insegne della «Direzione del Movimento futurista».
Infine, la collezione della ‘falsa’ rivista «Il Futurismo / Le Futurisme: Rivista sintetica / Revue Synthétique» — tarda concretizzazione di un progetto già ipotizzato nei primissimi anni del futurismo, come possibile trasformazione della rivista «Poesia» di Marinetti — viene offerta completa in tutte le varianti fino a oggi scoperte, molte delle quali ignote persino ai più recenti repertori dedicati alle riviste e ai manifesti futuristi: sono per la prima volta censiti ben 21 fascicoli tra prime edizioni e ristampe, contro i soli 14 elencati nella più recente e autorevole schedatura.
Ancora molto futurismo nei lotti dedicati a Fortunato Depero, cover designer (lotti nn. 55, 56, 57) e grafico (n. 58).
Giacomo Balla costruttivista (nn. 6 e 7)
Il grafico padovano Carlo Maria Dormal (n. 59), le rarissime prime copertine disegnate dal pittore Gerardo Dottori (nn. 60-61),
Altre avanguardie
Affiancano il futurismo due lotti dedicati all’avanguardia internazionale: Michail Larionov e Natal’ja Gon?arova che nel 1920, a Parigi, illustrano I Dodici di Alksandr Blok, il risonante poema civile che raffigura sotto forma allegorica la Rivoluzione d’Ottobre (lotti nn. 10 e 11); la straordinaria tipografia sperimentale della ‘scuola di Anversa’ (quella della rivista «Hect Overzicht») che informa la raccolta Piano del poeta belga Gaston Bursenss, pubblicata in soli 225 esemplari numerati e firmati nel 1924 (lotto n. 12).
Non manca infine l’avanguardia italiana del dopoguerra, con la rarissima collezione completa in soli due numeri di «Azimuth», diretta da Piero Manzoni ed Enrico Castellani a cavallo del biennio 1959–1960, e i soli due cataloghi registrati nel repertorio dell’opera grafica di Lucio Fontana (Ruhé & Rigo), il Cavallino del 1958 e lo Jolas del 1966 con i teatrini.
L’Ottocento
Protagonista del catalogo è poi la grande letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, cominciando con Giacomo Leopardi: una copia eccezionale delle Canzoni del 1818, opera prima poetica (lotto n. 77), e le Rime di Francesco Petrarca nella tiratura con le tavole di Pompeo Lapi (n. 78).
I promessi sposi di Alessandro Manzoni, come è noto, è stato pubblicato in due edizioni d’autore tra loro diverse e parimenti importanti: la princeps, nota come «ventisettana», e l’edizione definitiva riveduta e ampliata, nota come «quarantana». In catalogo due esemplari del tutto eccezionali, entrambi autografati dal padre del romanzo italiano.
Poco dopo l’uscita dell’edizione definitiva dei Promessi sposi, si colloca l’editio princeps delle Confessioni di un Ottuagenario di Ippolito Nievo (1867), scomparso prematuramente nel 1861.
In catalogo un eccezionale esemplare delle Confessioni, i due volumi nella rarissima brossura originale non restaurata (lotto n. 90), con un approfondimento sulla storia del testo (nn. 91-92). Del 1857 è l’esordio del maggior poeta italiano del secondo Ottocento, Giosué Carducci, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1906. La storia delle cosiddette «Rime di San Miniato» (dal luogo in cui furono stampate: lotto n. 22) è rocambolesca e sorprendentemente vivace, molto lontana dalla paludata immagine del grande poeta tipicamente nota al grande pubblico.
Il Novecento
Due esemplari in eccellente conservazione di quelle che — assieme al Porto sepolto di Giuseppe Ungaretti — sono le maggiori opere di poesia del Novecento italiano, i Canti orfici di Dino Campana (1914) e gli Ossi di seppia di Eugenio Montale (1925), guidano la rassegna novecentesca del catalogo.
Entrambe le copie sono presenti in esemplari completamente genuini, senza restauri, e purtuttavia ottimamente conservate: i Canti orfici (n. 20) intatto alla copertina e addirittura a fogli chiusi — una copia ordinatamente sopravvissuta fino ai giorni nostri dagli storici scaffali della libreria Ferrante Gonnelli in Firenze, di cui reca l’elegante etichetta vintage al piede della copertina anteriore. Gli Ossi di seppia (n. 86) con il fragilissimo dorso interamente conservato in originale, così come stampato dietro volontà dell’autore: «[...] potresti far mettere nome e titolo, per il lungo, nel dorso della plaquette. È un’invenzione che andrebbe bene per tutte le edizioni», scriveva Montale a Gobetti il 18 aprile 1925.
L’impresa fiumana
Nel centenario della Carta del Carnaro (1920–2020) abbiamo dedicato ampio spazio in catalogo all’impresa fiumana, da Giovanni Comisso (lotti nn. 28 e 29) a Ludovico Toeplitz (n. 108) per finire con un’intera sezione dedicata a «Gabriele D’Annunzio e Alceste de Ambris dentro e fuori l’avventura fiumana: 1920–1921» (nn. 48–50), dove sono descritti il «Bollettino di Fiume», la rara princeps in poche copie della Carta del Carnaro e lo straordinario libro d’artista Vogliamo vivere, con le potenti xilografie di Lorenzo Viani (a cui è dedicato anche l’ultimo lotto in catalogo, il n. 110).
Tante infine le storie, dei libri e delle persone che hanno concorso a scriverli, pubblicarli, leggerli: la lunga e complessa vicenda di Eros e Priapo di Carlo Emilio Gadda (lotti nn. 66-69) — con il dattiloscritto originale della puntata terza del Libro delle Furie (!). La vicenda paradossale di Corrado Govoni, autore nel 1937 di uno smaccato Poema di Mussolini in soli 50 esemplari (presente in catalogo assieme alle due anticipazioni: nn. 71–73) poi violentemente sconfessato in seguito alla perdita del figlio nell’eccidio delle Fosse Ardeatine (n. 74). I soli due libri di Annunzio Cervi, letti avidamente da Antonia Pozzi (nn. 23 e 24). Il doppio esordio di Piero Chiara, narratore di razza, con i due rarissimi libri pubblicati a Lugano nel 1945 e nel 1950 (nn. 25 e 26). L’affascinante vicenda dei «Quaderni del Critone», diretti dal poeta leccese Vittorio Pagano dal 1958 al 1965, avamposto dell’ermetismo fiorentino nel sud Italia (nn. 30–47). Il giornalista Umberto Bernasconi (1905–1964), grande collezionista d’arte astratta, le cui creazioni attraversano lo snodo centrale del secolo, dal fascismo rivoluzionario all’architettura razionale, dai «Quaderni di segnalazione» alla rivista «Spazio» dell’architetto Luigi Moretti, passando per «Origini» (nn. 96–100 e 105).
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