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  • 31 Gennaio 2020
  • Capri-revolution

  • Capri nel primo Novecento è un luogo di rifugio per artisti, scrittori, dandy, anarchici, omosessuali. Una zona franca, dove una cultura raffinata, stanca di essere incompresa dal resto del mondo, trova il necessario spazio di manovra. È qui che si incontrano i più rivoluzionari intellettuali del tempo, con esiti artistici, letterari (ed editoriali) di grande rilievo.

    «Tu es l’île de la Clarté, de la Langueur et du Calme, ô Capri!» —Jaques Fersen

    Luogo di riferimento attorno a cui ruota la cerchia dei più irregolari e assidui frequentatori dell’isola è l’imponente Villa Lysis costruita e abitata dal Barone Fersen, come preferiva farsi chiamare Jacques d’Adelswärd, enigmatico protagonista del decadentismo francese e moderna icona della cultura omosessuale. 

    Villa Lysis

    Jaques Fersen

    In seguito a un processo per pederastia a Parigi, nel 1904 il ventiquattrenne Fersen emigrò in Italia e finì per stabilirsi a Capri, sulla punta nordorientale dell’isola (Monte Tiberio), dove fece costruire la celebre Villa Lysis.

    Jaques Fersen

     

    Testimone del carisma dell’autore e del dissoluto e sensuale ambiente che ruotava attorno alla villa è il romanzo E il fuoco si spense sul mare... che si apre con un appassionato corsivo lirico dove si esalta Capri in tono pienamente simbolista.

    Dedicato «à Mesdemoiselles Wolcott-Perry» (nota coppia lesbica che abitava la Villa Torricella a Marina grande di Capri), il romanzo fu pubblicato da Albert Messein (l’editore di Verlaine), con un decoro dell’adorato pittore Ernst Brisset.

    Tale fu l’impressione suscitata dal Barone Fersen, che è possibile scorgere il suo profilo nell’opera di vari scrittori che ebbero contatti con la Capri del primo Novecento — dal Douglas di South Wind (1917) e Looking Back (1933) fino al Marchese di Pommery di Cerio (Aria di Capri, 1927), passando per Vestal Fire (1927) e Extraordinary Women (1928) di Compton Mackenzie, Out of the Sun di Prime-Stevenson (Her Enemy, Some Friends, 1913) e L’inutile bellezza di Negri (Le Strade, 1926). Ma fu il controverso scrittore Roger Peyrefitte a costruire un intero romanzo sul personaggio di Fersen, immortalandolo nel suo L’Exilé de Capri (1958, poi corretto e aumentato nel 1977).

    Jacques Fersen morì nel 1923, a soli 43 anni, per overdose di cocaina, sostanza a cui era dedito insieme all’oppio. Lasciava al mondo la splendida Villa Lysis, una ventina scarsa di libri e placchette rare, un’unica annata della bella rivista «Akadémos» e l’indelebile impressione della sua figura in quelli che ebbero la sorte di conoscerlo.

    Gilbert Clavel

    Gilbert Clavel arrivò in Italia nel 1910, a 27 anni, acquistando una delle torri saracene di Positano (che trasformò con gli anni in un palazzo spettacolare: Torre Clavel); fino al 1920 risiedette dunque in un villino ad Anacapri.

    A Capri Clavel si inserì nella comunità di artisti di Fersen [...] Frequentando la cerchia di Fersen, Clavel fece uso di droga, come racconta in una lettera al fratello René del 14 aprile 1915: «L’oppio ti conduce in modo particolare fuori dalla tua soggettività e cambia l’angolazione dell’inquadratura delle cose [...]».

    «Clavel sembra un Kafka sotto stupefacenti» —Martin Mittelmeier

    Nel 1915, sempre a Capri, Clavel conosce Italo Tavolato, triestino ‘fiorentinizzato’ protagonista degli scandali sessuali lacerbiani. Il sodalizio più intenso però è quello con Fortunato Depero che incontrò per la prima volta nel 1917: testimone di questa amicizia fu l’edizione di Un istituto per suicidi racconto di Clavel illustrato dall’artista roveretano.

    Depero Clavel

    Fortunato Depero e Gilber Clavel

    «Depero illustrerà con una serie di tavole a carbone i capitoli del volume, contenendo in una composizione cubo-futurista la robotizzazione della figura alienata dallo spazio della rappresentazione, grazie a una ricerca di netti contrasti chiaroscurali che adombrano letteralmente lo spazio della realtà mostrandone la dimensione surreale» —Gabriella Belli

    Il risultato è uno stupefacente quanto imperfetto pastiche di rara originalità dove si trovano giustapposte le più varie e opposte tendenze del modernismo: l’espressionismo tedesco, il ‘modernismo reazionario’ di matrice fiorentina e il cubo-futurismo del primo Depero: «Il che rende quest’opera ancor più significativa in quanto essa si fa carico delle contraddizioni e delle discussioni presenti all’interno delle avanguardie, divenendo essa stessa uno ‘spazio intermedio’ un ‘luogo di confine’ stilistico e poetico» (Ponzi, p. 71).

    Istituto suicidi

    I futuristi a Capri: F.T. Marinetti, Virgilio Marchi, Italo Tavolato, Gilbert Clavel

    Tra il 9-10 luglio 1922, Edwin Cerio, a quel tempo sindaco di Capri, organizzò il celebre Convegno del paesaggio: in giugno era stata finalmente approvata, dopo un iter di quasi due anni, la cosiddetta ‘legge Croce’ per la tutela del paesaggio, la prima in Italia. Tra i principali promotori vi erano due dei partecipanti al convegno, l’onorevole Giovanni Rosadi e Luigi Parpagliolo, per una vita alla Direzione delle Antichità e Belle arti.

    Edwin Cerio

    Edwin Cerio

     

    A dimostrazione dell’influenza che la comunità artistica ha a quel tempo sull’isola, Cerio, che aveva in prima persona contribuito ad attrarre sull'isola i giovani avanguardisti italiani, invita al convegno anche i futuristi: Italo Tavolato, che lancia, in stile futurista, un vero e proprio Manifesto della bellezza di Capri; Filippo Tommaso Marinetti che non solo tiene una relazione (Lo stile pratico) ma è incaricato di fare letteralmente da controcanto — «dopo tanti oratori, vi sembrerò un poco terra terra» — in apertura dei lavori; l’esponente di punta dell’architettura futurista nel corso degli anni ’20, Virgilio Marchi (Architettura futurista); e per chiudere lo stravagante intellettuale svizzero Gilbert Clavel (L’architettura meridionale).

    Tra i contributi al convegno quello dell’ideologo del futurismo, Filippo Marinetti che, con fare più propositivo che provocatorio, propone di difendere l’isola dal falso antico e dal commercialismo artistico, e quello dell’architetto futurista Virgilio Marchi, che sottolinea la possibilità di un’espressione radicalmente moderna ma sensibile ai contesti. 

    La pubblicazione degli atti del convegno avviene sotto le insegne delle «Pagine dell’Isola», prima rivista poi collana editoriale diretta da Edwin Cerio: ne esce un libro di rara sobrietà e bellezza tipografica, stampato su carta Amalfi in barbe e ornato da scelte illustrazioni. I testi qui compresi sono tutti in edizione originale e unica.

    Sul nostro store la scheda completa del libro.

    Giuseppe Vannicola

    Un grande perdente, personaggio controverso e autodistruttivo che ebbe un ruolo non indifferente nella sprovincializzazione dei giovani crepuscolari (Corazzini, Govoni e Martini). Approdò a Capri da Napoli, dove aveva collaborato per un po’ al «Mattino», nel «miraggio d’una fruttuosa collaborazione con il ricco svizzero Gilbert Clavel» (Audoli). 

    Vannicola

    Giuseppe Vannicola

     

    «Vannicola; la sua faccia da tenero pulcinella; la sua mania, quando paga, di tenere per sé i pezzi di rame e di lasciare in mancia quelli d’argento. Nodoso come un ceppo, amoroso come un pàmpino» —André Gide

    Morì, nell’agosto del 1915, a conclusione di un tormentato percorso di fallimento sia economico che personale, consumato dalla poliartrite cronica deformante, giunto tardi sull’isola che forse — unico luogo — avrebbe potuto accogliere la sua estrema peculiarità, e che altro non poté se non dedicargli un postumo tributo di carta stampata.

    In sua memoria venne stampata, poco tempo dopo, la raccolta di scritti Vannicola — ultimo bohémien d’Italia una rarissima placchetta composta di tre parti: un’introduzione di Edwin Cerio; un’antologia di scritti ‘in memoriam’ di Vannicola (Gide, Scarfoglio, Tavolato, Marinetti, Onofri, Vitaletti, Amendola Kühn, Altomare), di cui almeno Gide e Marinetti sono ­­in edizione originale; tre scritti dello stesso Vannicola (Introduzione alla musica, già uscito su «Cronache d’attualità» 1921; Eterna Ofelia, tratto da «Prose» VI; Ombre cinesi, secondo Iannella «pervenuto a Cerio grazie a Gustavo Sforni, consiste evidentemente in una traduzione dal francese, o dall’inglese, di racconti propriamente cinesi».

    Sul nostro store la scheda completa del libro.

     

    Di Villa Lysis e della Capri del primo Novecento racconta anche Alberto Angela nella prima puntata del 2020 di “Meraviglie“ che potete guardare qui: 

     

     

    Abbiamo approfondito questi temi in una sezione del catalogo 50 che potete leggere qui o ordinare in formato cartaceo.

    Catalogo 50

    Bibliografia 

    A. Audoli, Le prime edizioni di Giuseppe Vannicola,«Wuz», giu. 2002, online

    G. Belli, Depero, Capri e l’arte degli anni ’10, in Depero, Capri, il teatro (cat. Capri, 16 luglio-28 agosto 1988), Napoli: Electa, 1988

    S. Iannella (cur.), G. Vannicola, Tetano metafisico, Torino: Aragno, 2017

    F. Mangone, L’isola dell’architettura: Capri in età contemporanea e le origini del mito mediterraneo, in Architettura e paesaggi della villeggiatura in Italia tra Otto e Novecento, Milano: Franco Angeli, 2015: 237–255

    M. Mittelmeier, Adorno a Napoli, Milano: Feltrinelli, 2019

    W. Ogrinc, Frère Jacques: A Shrine to Love and Sorrow: Jacques d'Adelswärd-Fersen (1880–1923), online

    U. Piscopo, Capri futurista, Napoli: Guida editori, 2001

    M. Ponzi, Gilbert Clavel: spazi di transizione, in Id. (cur.), Spazi di transizione. Il classico moderno (1888-1933), Milano: Mimesis 2008: 51-86

    C. Sandomenico, Leggere Capri. Bibliografia dell'isola di Capri, Capri: La conchiglia, 1993

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